Per costruire e diffondere nell’organizzazione una leadership sostenibile ci vuole competenza. E’ questa uno delle prime sfide che compaiono sul piatto di chi è chiamat* a guidare oggi le organizzazioni e i team. Di per se stessa, come abbiamo già visto, la leadership sostenibile ha dei caratteri di novità e complessità importanti e anche per questo motivo i/le leader devono fare un lavoro particolarmente profondo su se stess*.
Un/a leader sostenibile si riconosce perché fa delle cose. Ad esempio, è attent* a creare una comprensione comune dello scopo, nel senso che sa chiedersi e sa far chiedere alle sue persone come ognuno può contribuire in modo incisivo allo scopo dell’organizzazione per consentire a tutt* di crescere, prosperare e realizzare lo scopo dell’organizzazione stessa. Naturalmente crea anche e soprattutto una cultura della fiducia, che non sia solo uno slogan in un poster aziendale, ma che si percepisca in ogni interazione umana nell’organizzazione. Le persone devono sentirsi a proprio agio nell’esprimersi in modo onesto e autentico. E per fare questo il/la leader deve avere lavorato prima e tantissimo sulla propria autenticità, ossia sulla possibilità di correre il rischio di mostrare agli altri il proprio vero io. È scomodo, rende vulnerabili, e porta sempre con sé l’umanissima paura di non essere all’altezza. Ma il rischio maggiore è quello di essere inautentic*. Infatti, se vogliamo vedere gli altri per quello che sono e organizzare una direzione comune delle nostre azioni, dobbiamo prima permettere loro di vederci veramente.
In altre parole, leadership sostenibile significa che prima di tutto bisogna “sostenere” se stess*, esplorarsi, scavare, smettere di raccontarsela. Si sale sul ponte tibetano delle proprie fragilità e ci si avventura nel bosco della propria spaventata individualità.
Certo, un/a leader sostenibile sa anche uscire da sé e vedere il mondo e le organizzazioni dalla prospettiva dei sistemi; ma se avrà esplorato se stess* saprà anche comprendere meglio le connessioni e le relazioni che in quei sistemi si svolgono. In un mondo iper connesso e “VUCA”, le organizzazioni stanno oramai diventando enormi reti sempre più complesse e difficili da navigare e la complessità interna e personale è un ulteriore elemento che chi è leader deve avere affrontato.
Un/a leader sostenibile sa dunque riflettere sul proprio atteggiamento verso il mondo e, allontanandosi da ogni narcisismo, sa diventare veramente ricettiv* nei confronti di ciò che accade intorno a sé, comprendendo e rispettando il fatto che le persone possono avere interpretazioni diverse della stessa situazione. Pertanto ogni tanto è necessario mettere periodicamente in discussione i propri presupposti e riflettere su di essi. Va bene anche meditare, se piace. Perché sostenibilità vuole anche dire osservare amorevolmente cioè che accade intorno a sé senza giudizio e allo scopo di apportare il proprio contributo positivo.
Si può dire che esista un vero e proprio set di “competenze del sé ” che si costella intorno all’autenticità e che la sostiene per la piena realizzazione della leadership sostenibile, Stiamo parlando del coraggio, della fiducia, dell’auto-consapevolezza, dell’auto-sviluppo dell’apprendimento agile, della gestione dell’ (e nell’) ambiguità e dell’adattabilità a diverse situazioni. E scusate se è poco!
P.S. Ci sarebbe anche la resilienza, ma, francamente, non se ne può più.