Pitch perfect è un’espressione idiomatica che esprime l’arte di conquistare fondi e consensi da parte di una/o speaker, specie se è founder o co-founder di una start-up, con un’idea di business, tanti investitori da provare a convincere e una manciata di secondi a disposizione per raccontare e spiegare.
Come forse troppo spesso – ahimé – accade nel mondo del lavoro e più in generale nella società attuale, dove la ”presenza sul palcoscenico” conta più di quello che si ha da dire, allo stesso modo con le start-up si corre il rischio che la capacità di presentare l’idea conti di più dell’dea in sé, almeno in una prima fase di selezione competitiva.
Può non piacere, anzi, non ci piace proprio, ma è così e bisogna farsene qualcosa.
Allora ci si può creare l’occasione per sviluppare alcune competenze che possono crescere ancora un po’. E siccome la crescita dà soddisfazione, alla fine avremo fatto un buon affare.
E’ proprio così che funziona lo sviluppo delle soft skills, quelle abilità che sono il volano della performance, del benessere e del livello di energia, individuale e collettivo e che forniscono un contributo solido all’ecologia del sistema-organizzazione.
E il mondo del public speaking e della sua sotto casistica dedicata all’arte del pitch di massimo 90 secondi appartiene al mondo delle soft skills. E dunque si può imparare a diventare grandi pitcher. Basta sapere cosa fare e poi allenarsi, allenarsi, allenarsi. E allenarsi.
E sebbene siano numerosi e preziosi gli spunti e i suggerimenti per costruire un pitch che cattura gli investitori, ancora troppa poca enfasi è dedicata all’importanza dell’apertura del discorso.
Infatti, prima di presentare un problema condiviso e di fornire una soluzione attraverso il nuovo prodotto o servizio oggetto della start-up, la/il pitcher sa che deve creare un gancio, un hook, ossia una sorta di esca verbal-sensoriale che cattura l’attenzione del cervello del pubblico e lo predispone all’ascolto curioso e ricettivo.
Quale gancio scegliere? Ne esistono diversi:
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Fare una citazione: è un metodo sfruttato e un po’antiquato, ma se usato bene funziona sempre. Attenzione a scegliere sempre un personaggio molto celebre (così nessun si sentirà in difetto e soprattutto nessuno si distrarrà cercando di capire chi è perché è così famoso il tizio citato) e, meglio, di una disciplina molto distante dal tema del pitch, per assicurarsi un maggior contrasto.
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Citare una notizia (bomba) recente. Le notizie che tutti conoscono sono quelle di cui tutti parlano nel periodo attuale. Lo svantaggio è che durano qualche giorno, quindi ad ogni pitch è probabile che si debba averne una nuova da raccontare. Altro must: controllare sempre bontà e correttezza delle fonti.
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Riportare le conclusioni di una ricerca/ di un articolo. Qui si va sullo scientifico e funziona perché citare qualcosa di scientifico ci rende seri* e attira rispetto. Attenzione però: presentiamo una ricerca con linguaggio divulgativo e non eccessivamente tecnico. E se il nostro gancio-ricerca è stato pubblicato su Nature è solo meglio
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Sollevare un problema comune: è il classico caso in cui si fa una domanda semplice e si chiede anche al pubblico di alzare la mano per partecipare ad un (apparentemente) improvvisato sondaggio. Funziona perché si rende il pubblico subito protagonista.
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Fare una domanda retorica: è simile al gancio precedente, con la differenza che si dà per scontato l’accordo le pubblico: “A chi non è mal capitato di ….?”
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Raccontare un aneddoto: può sortire sul pubblico un effetto molto potente, ma presenta al contempo diversi rischi, far cui l’eccessiva lunghezza (difficile da inserire in un intervento da 90 secondi in tutto) e l’elevata abilità narrativa richiesta.
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Fare una provocazione: funziona perché fa saltare sulla sedia il pubblico. Ma bisogna saperla dosare e, in ogni caso, ci si ne prende la responsabilità.