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Che cosa è il  coaching e che cosa non lo è? E perché ci sono così tante parole che lo qualificano? Professional coaching, executive coaching, business coaching, career coaching, life coaching…  Aiuto, si salvi chi può!   L’impressione è che al moltiplicarsi delle definizioni, il valore del definito diminuisca. E sì… un po’ è così.
Allora,  forse, vale la pena provare a fare un minimo di chiarezza e comprendere i capisaldi, le caratteristiche  e le utilità di questa consolidata metodologia.
L’ICF – International Coaching Federation definisce il coaching come  una partnership con i clienti in un processo stimolante e creativo che li ispira a massimizzare il loro potenziale personale e professionale. Il processo di coaching spesso sblocca fonti di immaginazione, produttività e leadership precedentemente non sfruttate.
Personalmente trovo che tre parole in particolare meritino attenzione in questa  definizione:
  1. il coaching è un processo, cioè è qualcosa in movimento, che si costruisce passo dopo passo, incontro dopo incontro. E’ una modo di lavorare, di fare insieme, attraverso cui si possono ottenere risultati desiderati. Perciò nessuno dispensa niente a nessuno, né consigli, né soluzioni, né ricette magiche.
  2. il coaching lavora sul potenziale personale. Quindi è un modo di lavorare che guarda a ciò che potrebbe e che potrà essere per ogni singolo individuo, che attende solo di esprimersi, di realizzarsi. Il bello del coaching quindi è che è orientato al futuro. Sempre. Il passato conta, certo, ma, se vogliamo guardare avanti, lasciamolo dove deve stare.
  3. il coaching sblocca risorse precedentemente  non sfruttate  (in tutto o in parte). E nella mia esperienza di coach questa è la parte sempre più sorprendente del processo. Scoprire che tutte le idee, tutte le soluzioni, tutte le energie, tutti i risultati, tutto, ma proprio tutto, era già lì, dentro ai clienti. Perciò, dal mio punto di vista e nella mia esperienza,  il coaching è anche un potente strumento per l’impoteramento personale, per la ri-scoperta di sé e della propria splendente grandezza.
Oggi l’espressione coaching viene utilizzata anche in modo parzialmente inappropriato o generico, ad esempio per definire, interventi  formativi individuali, o particolarmente customizzati, o entrambe le cose. Visto che il coaching è un processo che coinvolge tutte le risorse e potenzialità dell’individuo non è sbagliato dire che è qualcosa di “esclusivo”. Ma, semplicemente, è riduttivo. Nel coaching la strada conta quasi di più della meta, le scoperte lungo il cammino sono sempre preziose e spesso inattese e la magia sta nel saper ispirare con expertise un processo di cambiamento potente e duraturo. Insomma, qualcosina in più di una formazione per una/un  sola/o partecipante….
D’altra parte non amo i protezionismi e le battaglie definitorie. Mi interessano i risultati. Mi interessa che le persone, singole e in team e che, con loro, le organizzazioni possano espandersi, crescere, traguardare il buono  e costruire il bello. E il coaching, nelle sue diverse declinazioni e specificità (professional coaching,  business coaching e career coaching, e, anche, life coaching) può dare una grossa mano e continuare a farlo. Qualunque cosa si voglia intendere con questa parola.